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2) I PROCESSI COGNITIVI "INCONSCI":
OVVERO L'ALTRA FACCIA DELLA LUNA

Prof. Michele CAMPANELLI

21 febbraio 2003
Lo stato attuale delle conoscenze sui fattori somatici e psicologici che intervengono nella regolazione del comportamento e nelle sue alterazioni, consente e rende anzi necessario, un approccio clinico integrato ad una serie di disturbi emotivi e comportamentali di vastissima diffusione.
In tale ottica, è nato il Dipartimento di Psichiatria-Neuroscienze e Psicoterapia di Villa Letizia, uno dei pochissimi e forse l'unico Centro clinico in Italia rivolto alla valutazione e al trattamento multidisciplinare di problemi psichici e di psicopatologie di diversa natura ma tra di loro connesse da intensi rapporti patogenici (es., disturbi della condotta alimentare, disturbi depressivi, disturbi neuroendocrini, ecc.).
Il prof. Michele Campanelli, Psichiatra e Psicoterapeuta del Centro Europeo di Psicoterapia Integrata, guida il CIDAP (Centro Italiano Disturbi Alimentari Psicogeni, Roma); attento alle esigenze del paziente, ha dedicato tutto il suo impegno al perfezionamento della psicoterapia.
Per questo ha la speranza – o pretesa - di poter fornire un servizio altamente specialistico di supporto al lavoro dei suoi colleghi, con i quali auspica di intraprendere, e poi mantenere, il più intenso scambio di dati e di opinioni, restando aperto a qualunque proposta di collaborazione.
Secondo quanto troviamo scritto anche in internet, "egli, come tanti altri, si è talmente abituato a 'dare' che ha perso di vista i propri bisogni; Michele Campanelli vive in un mondo suo". Un mondo del quale ci racconta in questa sua singolare opera.
Questa ed altre caratteristiche della "originale" personalità di questo psichiatra appare con evidenza nella sua ultima opera, di cui ci aveva anticipato la stampa: "Quella straordinaria attitudine ad amare. Le confessioni di uno psicoterapeuta" (Ed. Clueb, Bologna, 2004) In quest'opera, secondo le sue parole "è un misto di ricordi, di passioni vissute, di teorie scientifiche, di elaborazioni ma, soprattutto, è un viaggio alla ricerca di nuovi valori".
All'analisi di se stesso. Il lettore è confrontato con l' "Uomo Campanelli" e con lo "scienziato" in un intreccio di ricordi e teoremi ai quali fa da sfondo una non comune "onestà intellettuale". Non si parla tanto di "Disturbo Alimentare", ma della vita di un terapeuta che è alla ricerca di comprendere, attraverso i teoremi scientifici che ha fatto suoi – specie l'approccio cognitivo -, la propria esistenza.
Relativamente i processi cognitivi inconsci, non si può, ha esordito il nostro relatore, trascurare che in Italia vi sono oltre due milioni di giovani con disturbi alimentari.
Anoressia e bulimia, quel rifiuto o quell'abbuffata di cibo che nascondono una carenza affettiva, e anche una nuova forma di nevrosi più subdola e meno identificabile: le adolescenti di oggi mangiano normalmente i loro pasti a tavola (senza le esagerazioni dei bulimici), davanti agli occhi vigili dei genitori, poi si rifugiano in bagno pochi minuti dopo e rivomitano tutto, per riuscire a mantenere il peso ideale. Un comportamento che negli ultimi quattro anni ha avuto un'impennata (più 30 per cento).
Queste pazienti - ha proseguito Campanelli - possono andare avanti anche per sei o sette anni prima di essere scoperte. A tradirle sarà proprio il loro fisico debilitato. Ora questo fatto di presentarsi con un corpo "filiforme", come del resto vengono presentate le modelle, è uno dei motivi che porta a sottostimare il numero delle donne e delle ragazze che soffrono di disturbi alimentari: i dati ufficiali dei centri specializzati parlano di quasi 150 mila ragazze colpite, 60 mila per bulimia e 80 mila per anoressia, ma in realtà i problemi con il cibo toccano almeno due milioni e duecentomila italiane.

Un mondo sommerso che vive in silenzio la lotta contro il proprio peso e la propria "fame" di affetti negati. E che non sempre cerca un aiuto: solo il 10 per cento di loro lo farà e in ogni caso dopo molto tempo dall'esordio della malattia. In media infatti passano 3-4 anni negando il problema, un altro parlando del disturbo, e solo dopo si rivolgono a un medico. Una scelta obbligata a quel punto, perché i danni causati dai disturbi alimentari finiscono per provocare anemia, crampi muscolari, distruzione dei denti, demineralizzazione delle ossa.
Una patologica conflittualità con il cibo che secondo gli esperti rivela un vuoto interiore, spesso causato dall'assenza di uno dei due familiari e che si combatte con l'aiuto di psicoterapeuti e nutrizionisti. Comunque, secondo Campanelli, l'assenza della famiglia è la causa di molti disturbi alimentari (Prendo l'occasione per avanzare in questa parentesi una riserva, e cioè come il Prof. Michele Campanelli abbia una "originale e stravagante" teoria sulla sessualità. Come mio giudizio l'ho formulato dopo aver letto in internet il suo articolo "La sessualità negata. Una lotta senza fine", e dopo aver sfogliato alcune pagine del suo libro sopra citato).
Ma continuiamo nel riportare il suo pensiero - in questo caso abbastanza condivisibile -, dove punta il dito contro i genitori troppo lontani dai figli a causa del lavoro e sull'interruzione troppo precoce (perfino entro il terzo mese) dell'allattamento al seno, considerati i principali fattori di rischio dell'anoressia e degli altri disturbi del comportamento alimentare.
A lanciare l'accusa sarebbero i dati dello stesso studio promosso in otto regioni del Centro italiano per lo studio dei disturbi alimentari psicogeni (Cidap), su un totale di circa 4.500 ragazze fra 16 e 25 anni seguite a partire dal 1990.
Secondo me, argomenta Campanelli - come del resto aveva precedentemente proposto il decano dei neuropsichiatri infantili, Giovanni Bollea -, le madri debbono avere la possibilità di vivere stabilmente e tranquillamente il proprio ruolo fino a quando il bambino non abbia acquisito quelle qualità psicofisiche e di personalità per avviarlo alla scuola materna, cioè tre anni.
Io penso – dice Campanelli – che il ruolo della madre e la dinamica dell'allattamento sono decisivi nello sviluppo della personalità, ed ora , per la prima volta, uno studio mostra che il rapporto con la madre nella primissima infanzia ha rivestito un ruolo importante nella comparsa dei disturbi dell'alimentazione.
Questa non vuol essere una accusa alle madri, ma un monito all'istituzioni. Servono leggi che mettano le madri in condizione di vivere in modo ottimale il rapporto con il neonato. Le madri come il neonato, avrebbero bisogno di tempo e tranquillità per sviluppare un legame affettivo, biologico e psicologico che non determini ripercussioni negative sullo sviluppo della personalità del neonato.
A rendere necessario questo appello è la tendenza all'aumento, sia dei disturbi alimentari (ancora più comuni fra le ragazze), sia dei problemi di identità sessuale, più comuni nei ragazzi e correlati alle sempre più lunghe assenze da casa dei padri.
Sembra inoltre che il ricorso all'allattamento artificiale, sia un fattore negativo da non trascurare nell'aumento di molti disturbi del comportamento alimentare e non.

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