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SINTOMI E MALATTIE: "IL CORPO"
IN AGOPUNTURA E MEDICINA AYURVEDICA

Dott. Marco CASINI

9 maggio 2003
La malattia: il vocabolario la descrive come "un'alterazione transitoria e reversibile (entro i limiti della sopravvivenza) concernenti quei processi fisico-chimici, attraverso i quali l'uomo preserva la propria individualità in equilibrio dinamico con l'ambiente, attraverso i quali l'uomo preserva la propria individualità in equilibrio dinamico con l'ambiente". Sembrerà strano ma non c'è descrizione migliore per spiegare il nucleo centrale filosofico delle medicine orientali in genere; eppure nella pratica, a volte, le due medicine sono così distanti! I "problemi" nascono laddove una parte di pazienti che la medicina tradizionale ha etichettato come 'incurabili' è veramente migliorata con una medicina orientale.
Ma il metodo scientifico dove lo mettiamo? Queste non sono scienze! Questo è un problema epistemologico: il neopositivismo ci spinge ad una 'chiarezza', basando sul risultato e sulla sua reiterabilità, il fondamento di tutta la scienza positiva. Il fatto che si stia trattando di uomini, impone il 'sacrificio' di componenti diverse da quelle fisico-meccaniche, quali ad esempio la psiche.
Il dato che le persone migliorino con queste medicine, è inconfutabile e secondo me vi sono sufficienti e validi studi clinici che dimostrano che tutto ciò avvenga in percentuale maggiore del solo 'effetto placebo', insito in ogni terapia.

Ma perché funzionerebbe l'agopuntura?
I testi più antichi in nostro possesso, in alcune datazioni, fanno risalire gli albori dell'agopuntura al 2600 a.C. (l'Imperatore Giallo): testi successivamente rielaborati, ampliati da altri autori e scientificamente di più sicura datazione, giungono al 762 d.C.
Nucleo fondante è la stretta relazione Uomo-Universo, universo che è regolato da 2 entità Yin e Yang opposte ma inscindibili tra loro.
Lo YIN possiamo identificarlo con: la materia, la notte, il freddo, la donna, la terra.
Lo YANG con: l'energia, il giorno, il caldo, l'uomo, il cielo.
In natura però non esiste lo Yin puro o lo Yang puro: dove c'è lo Yin, c'è anche una parte di Yang: la perfetta armonia dei due primigeni significa salute.
La malattia, ne consegue, è un 'alterazione di questa armonia: ripristinarla è il compito del medico; come si organizza dentro il corpo umano il fluire di queste energie (Yin e Yang ) 'sciolte' nei liquidi interstiziali? Attraverso percorsi privilegiati (meridiani) che non hanno pareti come le vene, ma che sono delimitati da ossa, muscoli, organi, nervi etc. Quanti sono i meridiani? 12, "come i dodici mesi".
Come posso agire su questi fluidi carichi elettricamente e così modificarli in senso curativo? Agendo sui punti di agopuntura, che gli antichi ci descrivono come 'pozzi' in comunicazione con queste falde liquide. Queste modificazioni le farò con gli aghi che non sono altro che dipoli, cioè più semplicemente delle mini pile.
Molti sono i punti di congiunzione tra agopuntura e medicina ayurvedica (Ayus = vita, veda = conoscenza), vediamone alcuni.

  • Innanzitutto sono più o meno coevi: i Rishi (antichi saggi indiani) hanno ricevuto le informazioni dai Deva (i suggestivi abitanti dei 'piani superiori'): furono così composti i Veda, i testi sacri. Il 1° Charaka samhita risalirebbe al 1.000 a.C.: è un testo che tratta della filosofia e della teoria della medicina e delle terapie. Alcuni principi generali:
    • i fini della scienza sono 2:conservazione e prolungamento della buona salute, lotta alla malattia.
    • Il successo terapeutico dipende dal medico, dalla terapia, ma anche dal paziente stesso . Il 2° testo Sushruta samhita è un trattato di chirurgia: tra amenità varie (la chirurgia è riservata ai benestanti, esistono 7 strati di pelle ...) ci sono dettagliate descrizioni delle ossa e delle fratture, nonché interventi con chiodi e bendaggi particolari. Siamo nel 600 a.C. Mi fermo in questa disamina per brevità.
  • La teoria dei 5 elementi costitutivi. In Cina il metallo crea l'acqua, questa crea il legno, questo crea il fuoco , che a sua volta crea la terra , che infine crea il metallo (owest). In India Aum (il suono primordiale) genera l'Etere (il Vuoto, l'orecchio), che genera Aria (il Movimento, la pelle), che genera Fuoco (il Metabolismo, l'occhio), che genera Acqua (le Secrezioni, la lingua), che infine genera Terra (le Parti consistenti, il naso).
  • La diagnosi delle malattie tramite lo studio dei POLSI: per entrambe le medicine esistono un numero incredibile di polsi, che variano durante la giornata, secondo il sesso e le stagioni. Viene data molta importanza alla loro analisi.

Un capitolo a parte merita la TERAPIA: in entrambi i casi l'obiettivo comune è ripristinare la normale circolazione della\e energie all'interno del corpo: questo si può fare tramite aghi, moxa, massaggi, alimenti e diete, massaggi e soprattutto piante officinali per gli indiani.
L'agopuntura principalmente basa la sua azione terapeutica sulla idrolisi dei soluti presenti nei liquidi extracellulari. La medicina ayurvedica (forse un po' troppo semplicisticamente) possiamo paragonarla ad una omeopatia orientale, che utilizza le sostanze medicamentose presenti nelle piante stesse.

Cosa possiamo trattenere di queste culture millenarie? Questo è per me l'aspetto più stimolante di questa relazione: di fatto io nella mia pratica quotidiana utilizzo l'agopuntura e l'ayurvedica solo sporadicamente (forse meno dell' 1% di tutte le terapie), ma il beneficio culturale del loro studio è invece qualcosa che mi aiuta ogni minuto.
Da una parte c'è la medicina occidentale, il metodo scientifico, la razionalità; dall'altra c'è lo studio dell'uomo fatto con poche risorse, affidato alla capacità intuitiva del medico, tramandato più per 'filiazione' che per scuola, l'affettività.
Da una parte ho la certezza della SCIENZA, fatta anche di maniacale, esasperata, rigida attenzione del sintomo, del fare presto; dall'altra ho l'incertezza della INCO-SCIENZA, fatta anche di ascolto emozionale, di attese nella risoluzione del sintomo, di tempi lunghi.
Molti medici si tranquillizzano nel vedere separati questi due mondi così apparentemente inconciliabili. Eppure è qualcosa che ci tocca, medici e pazienti: ciascuno di noi durante la propria vita, costantemente sperimenta il dubbio se percorrere una via affettiva piuttosto che una più razionale e sicura. Io credo addirittura che uno dei piaceri della vita risieda proprio nella lacerante certezza che ogni giorno che vivrò, avrò a che fare con un dubbio.
Nella gestione della vita la verità bisogna cercarla: non trovo giusto categorizzare la medicina orientale come un gioco di magia, una fuga per ansiosi babbei, innamorati dell'eclettismo; non trovo giusto ritenere 'a prescindere' (direbbe Totò), di essere dalla parte giusta in quanto medico occidentale.
Nella diversità (per quanto brutta essa sia) c'è sempre una ricchezza, che abbiamo l'obbligo culturale e morale di ricercare, prima di, eventualmente, buttarla via.

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